lunedì 16 maggio 2011

emozióne s. f. [dal fr. émotion, der. di émouvoir «mettere in movimento» sul modello dell’ant. motion]. – Impressione viva, turbamento, eccitazione: l’e. della vincita, di quell’inatteso incontro; le e. del viaggio; andare in cerca di nuove e.; essere in preda all’e., a un’intensa e.; essere preso, essere sopraffatto dall’e.; la forte e. gli impediva di parlare. In psicologia, il termine indica genericamente una reazione complessa di cui entrano a far parte variazioni fisiologiche a partire da uno stato omeostatico di base ed esperienze soggettive variamente definibili (sentimenti), solitamente accompagnata da comportamenti mimici.


Emozione è una parola giunta in italiano nei primi anni del Settecento come adattamento del francese émotion. A sua volta la voce francese proveniva dal latino emotio, derivato da un verbo che significava smuovere, commuovere.
In francese, émotion indicava in genere il movimento fisico e più in particolare l’agitazione popolare, la sommossa. Entrambi questi significati si trovavano nell’italiano del Settecento, ma non sono giunti fino a noi. Accanto a questi, il francese sviluppò il significato di movimento dell’animo che è anche quello dell’italiano odierno. E’ divertente che una parola tanto usata, di cui oggi non potremmo fare a meno, sia stata censurata dai puristi fino all’inizio del Novecento. Ancora negli anni Venti, un famoso vocabolario raccomandava a chi voleva parlare e scrivere ‘italianamente’ di evitare parole come emozione, e definiva orribile, ma non frequente il derivato emozionare, anch’esso di origine francese.

Gli psicologi e gli scienziati del comportamento parlano di emozione quando degli stimoli, esterni o interni, causano una reazione affettiva e modificano il nostro stato di coscienza. Questa reazione è di natura psicologica, ma ha effetti anche sul piano fisico, e sono effetti difficili da controllare.

Pensiamo a quel che succede quando proviamo un’emozione forte, come quella causata da uno spavento o dalla vista della persona che amiamo: il respiro diventa affannoso, il cuore batte più forte, le mani sudano, gridiamo, piangiamo o ridiamo.

A differenza di altri moti dell’animo, come le passioni o i sentimenti, l’emozione è qualcosa di intenso ma breve, limitato nel tempo: in termini medici, potremmo dire che è un fatto acuto.

Nel linguaggio di tutti i giorni, emozione è divenuta sinonimo di commozione, di turbamento e anche semplicemente di nervosismo: prima di un esame, gli studenti hanno più paura di bloccarsi per l’emozione che di non conoscere le risposte.

Riprodurre, amplificare e perfezionare le emozioni provocate dalla natura è uno degli scopi principali dell’arte.

E’ consolante che anche nell’epoca della copia e della riproducibilità totale, qualsiasi espressione artistica riesca a dare il massimo dell’emozione solo quando il rapporto tra l’opera e chi la gode è immediato, quando vi è partecipazione personale e attenzione diretta.

C’è una bella differenza tra un quadro in mostra e la sua foto sul catalogo; l’ascolto di un disco alla radio non è emozionante come un concerto, e vedere un dramma in televisione non fa lo stesso effetto che vederlo a teatro.

Le emozioni possono essere positive o negative, gradevoli o sgradevoli a seconda di ciò che le causa, ma oggi si tende a parlare di emozione più che altro in senso positivo.

Quella che dovrebbe essere una componente normale della vita affettiva di chiunque viene presentata sempre più spesso come un avvenimento eccezionale, possibile soltanto nei momenti di evasione, merce rara da cercare ad ogni costo.

Come ogni merce, anche le emozioni hanno il loro mercato, e chi cerca emozioni forti è al centro dell’attenzione da parte dell’industria del divertimento.

emozione
universo del corpo
emozioni sentimenti

Nessun commento:

Posta un commento